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ma tu che lavoro fai? (parte seconda)

Non l’ho postato prima perchè avevo paura di abbassare il livello dell’interessante discussione sul rapporto fra arte e mercato, ma visto il tuo ultimo post “mi sono tranquillizzato” … 🙂

Riguardo al problema di ogni persona che lavora nel mondo della creatività/IT/hi-tech/etc. di spiegare che lavoro si fa in 3 parole, del quale ha già parlato Alberto qui, segnalo sul blog di Bruce Sterling questo documento/presentazione dal titolo “the fuzzy tail” commentato da Sterling così:

“This is a classic example of the 21st century dictum that, if you can actually explain what you’re doing, you’ve already been outsourced to India.”

Che dire, questa me la segno, può essere una buona risposta da dare se si è in difficoltà, no?

Il mio bestseller per il 2008

Molto carina l’idea di Mathew Honan su Wired di ottobre: un generatore di Grandi Idee a cui intitolare bestsellers aziendali (tipo The World is Flat, Wikinomics o The Long Tail). Io ho deciso di scrivere

Community and Meme

The New Radical Force of Humanity

Permanent changes driven by collective power spur innovation, growth, and wealth.

Aspetto un consistente assegno da qualche editore, poi ingaggerò un ghost writer. Non posso fare sempre tutto io. 🙂

Second Life (e Ivan Montis vendicato)

Forse ricorderete che qualche mese fa ho partecipato a un panel sulle nuove tendenze del marketing in rete all’EBA Forum. Uno degli interventi più qualificati dalla platea è stato quello dell’amico Ivan Montis, tra l’altro uno dei magnifici tre di Infoservi, che ha detto in sostanza: mi rifiuto di dare tesi di marketing su Second Life, perche il marketing su SL funziona solo per induzione: non ti fai pubblicità inworld, ti fai pubblicità raccontando a Repubblica che hai aperto un ufficio in Second Life. Il panel era diviso tra SLentusiasti (come David Orban) e SLscettici (come Diego Bianchi), ma con posizioni molto mediate dalla pelle, dall’esperienza personale inworld. Solo Ivan ha tagliato un argomento così nitido e se ne è assunto la responsabilità. E che reponsabilità! Che vergogna, mi diceva una gentile signora incontrata alla macchina del caffè alla fine della discussione, un accademico, giovane per di più, che si rifiuta di prendere in considerazione Second Life!

E invece adesso Wired ha pubblicato un articolo intitolato eloquentemente “Come buttare via milioni di dollari in una Second Life deserta”. Chris Anderson in persona, nel suo blog, fa ammenda rispetto alla credibilità riconosciuta dalla sua rivista e da lui stesso a SL, ci siamo sbagliati, tanti saluti. Ivan, c’eri arrivato prima tu: onore alla tua lungimiranza.

E io? Per una volta ho una posizione un po’ “democristiana”: siccome sono un grande fan di Neal Stephenson sono molto intrigato dal metaverso di Linden Labs, ma che fatica! Che interfaccia rudimentale! Se avessi più tempo, forse sarei anch’io un SLentusiasta (tanto mica devo vendere niente, io), ma per come stanno le cose sono un sottoproletario inworld, con un avatar standard e un account gratuito con il nome di Mister Volare.