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PDF Europe, prime impressioni


Di ritorno da Barcellona, ho tempo per un riassunto del Personal Democracy Forum Europe – e del resto l’avevo promesso ai suoi fondatori Andrew Rasiej e Micah Sifry. La conferenza era alla sua prima edizione europea, quindi è ancora in beta (e ne ha tutto il diritto). Ecco cosa ho visto:

Approccio personale degli organizzatori. Anche se sono un po’ un outsider mi hanno sempre fatto sentire benvenuto, grazie a un bel gruppo organizzatore (un grazie particolare a Antonella).

Forte e utile presenza degli americani. Visto dall’Europa, PDF ha il vantaggio di metterci in contatto con molti americani interessanti, proprio qui in casa nostra! Il dualismo America/Europa continuava a saltare fuori, dando stimoli alla discussione.

Interventi di alto livello. PDF EU ha mobilitato diverse persone brillanti, con risultati veri da mostrare. Vale sicuramente la pena conoscerli.

Pubblico di alto livello. Girava gente molto interessante, e abbiamo potuto avere conversazioni istruttive anche (o soprattutto) fuori dalle sessioni vere e proprie.

Problemi di formato. Nonostante questo, non sono sempre riuscito a sfruttare al meglio queste persone così interessanti. Il formato prevalente era di panel di quattro persone con presentazioni di 6-8 minuti ciascuna, più un giro di domande del pubblico. Le presentazioni erano spesso troppo brevi per andare veramente a fondo delle esperienze raccontate, e il tempo riservato alle domande era troppo poco per diventare una vera conversazione. E’ finita, a volte, con sessioni un po’ superficiali. Per esempio, quando mi sono fatto spiegare dal blogger irlandese Mick Fealty la sua storia, la sua community e la sua visione, ci è voluta quasi un’ora perché la comprendessi abbastanza bene da dargli suggerimenti, o paragonare il suo progetto con altre cose che ho fatto o visto. Mick e io abbiamo fatto questa cosa domenica mattina a colazione, perché nei panel non ce ne è stato il tempo.

Due conferenze o una? PDF EU aveva sessioni di e-attivismo e sessioni di e-government, e non sono sicuro che le due cose dovrebbero stare insieme. Gli spin doctors e i consiglieri politici possono essere molto interessanti (basta pensare alla campagna Obama, ben rappresentata a Barcellona), ma non sono sicuro che la gente come me faccia bene a frequentarli professionalmente. Mi vedo in un ruolo tecnico. Ho progettato Kublai per aumentare l’efficacia delle politiche di sviluppo regionale: se poi io pensi che fare politiche di sviluppo regionale sia o meno una buona idea è completamente irrilevante. Il processo democratico ha prodotto leggi che dicono che lo sviluppo regionale va fatto: il mio lavoro è farle funzionare, non metterle in discussione. La credibilità dei tecnici – e, alla fine, la nostra utilità alla società – dipende dalla nostra abilità di argomentare in modo non fazioso. Naturalmente, le competenze richieste sono in parte le stesse per noi e per i cyberattivisti – stiamo pur sempre parlando di internet e sfera pubblica: immagino che dovremo elaborare le condizioni per stare comodamente nella stessa conferenza.
Infine, la mia presentazione è stata un successo 🙂 – visto che avevo fatto i compiti. La cosa più buffa che mi è stata detta (da due persone diverse), è che Kublai è il primo progetto che avessero mai visto a usare Second Life “per farci delle cose”! Da quando Linden Lab è caduta così in disgrazia nel sentire comune?

PDF Europe, a first impression


Back from Barcelona, and time for a wrap up of Personal Democracy Forum Europe – also in response to a request for feedback from PDF Founders Andrew Rasiej and Micah Sifry. The conference is brand new to Europe, so it’s still in beta – and it has every right to be. Here’s what I experienced:

Personal approach of the organizers. Although somewhat of an outsider, I was made feel welcome at all times, thanks to a great team (though I do have a weak spot for Antonella).

Inspiring American presence. As seen from Europe, PDF has the great advantage of bringing over many interesting Americans that we can interact with – on our home turf! The American/European dualism kept surfacing and peppering the conversation.

High level of speakers. PDF EU convened some pretty bright people, with interesting things to show. Well worth getting to know.

High level of attendees Some really interesting people showed up, and we were able to have good conversations out of the spotlight.

Format issues. However, I did not always manage to make the most of those interesting speakers. The conference was mostly formatted into four-speakers panels with 6-8 minutes presentations and Q&A; presentations were in general too short to really delve deep into individual stories; Q&As were too short to morph into a real conversation. It ended up being, at times, annoyingly superficial. For example, when I got Irish blogger Mick Fealty to tell me about his story, his community and his vision it took me the best part of an hour to understand it well enough that I could make suggestions to him, and compare his project to other stuff I have seen or done. Mick and I did that over breakfast on Sunday morning: in the panels there was no time.

Two crowds or one? PDF EU had sessions on e-activism and sessions on e-government, and I am not sure that the two really belong together. Spin doctors and political advisors can be very interesting (think the Obama campaign, well represented in Barcelona), but I am not so sure that people like me belong with the same crowd as people like them. I see my role as that of a technical person. I designed Kublai to improve the effectiveness of regional development policy: whether I think regional development policy is a good idea or not is completely irrelevant. The democratic process resulted in laws and regulations saying there should be one, my job is not questioning it but making it work. The credibility of people like me – and ultimately our usefulness to society – depends on our ability to argue our cases without being suspected of partisanship. Of course, the skill set – if not the value system – overlaps across the two crowds, I guess we need to work out the conditions for they to be at ease with each other.
Finally, my presentation was a hit 😉, having done my homework. The funniest remark I got (from two different people) is that Kublai is the first project they have come across which has actually found a use for Second Life! Just when did the Lindens get such a bad name?

Policy as conversation? (Italiano)

Sarò troppo ottimista, ma vedo segnali che si stia aprendo una conversazione di tipo nuovo tra (alcune) pubbliche amministrazioni e (alcuni) cittadini. Eccoli:

1. Il seminario dell’OCSE a cui ho partecipato la settimana scorsa a Londra. Si è parlato di co-progettazione e co-implementazione di servizi pubblici, amministrazioni e cittadini insieme; e se ne è parlato con uno stile disingessato, in gruppi di lavoro internazionali che discutevano di casi molto concreti. E la cosa più interessante è che fa parte di una serie di seminari (Innovative Delivery Workshop Series), quindi sembra che l’OCSE sia intenzionato ad andare in questa direzione.

2. Il gruppo di Public Services 2.0 che lancia oggi un brainstorming collettivo per costruire una dichiarazione da presentare alla conferenza dei ministri UE sulla strategia europea per l’IT (Målmo, novembre 2009).

3. La Commissione Europea che partecipa a una conferenza abbastanza hacker come Reboot, e vi organizza un seminario su come aiutare il nuovo parlamento europeo a prendere decisioni sensate in materia di politica della tecnologia.

Non è realistico aspettarsi soluzioni miracolose da questa roba, in fondo si tratta di cose molto piccole. Ma sono piccole cose sagge, e sono meglio, molto meglio dell’attuale balcanizzazione del dibattito, con l’onorevole Carlucci che augura al figlio del blogger e giornalista Alessandro Gilioli di essere adescato da un pedofilo (in questo video).