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Riprendiamoci la tecnologia: Arduino in Toscana

Pare che da bambino io non fossi molto manuale. Nonostante mi divertissi molto con Lego, Meccano, modellini Airfix, piccolo chimico etc. gli adulti responsabili della mia formazione erano del parere che io fossi un inguaribile acchiappanuvole, poco concreto, maldestro. E così sono diventato un economista e musicista: due lavori diversi, la stessa inettitudine pratica. Se una macchina del tempo mi trasportasse nel quindicesimo secolo e incontrassi Leonardo Da Vinci, farei la stessa figura di Massimo Troisi e Roberto Benigni in “Non ci resta che piangere”, che non sanno spiegare al grande inventore nulla delle tecnologie che usano tutti i giorni (hat tip: Tito).

Non so voi, ma io ho deciso di cambiare il mio rapporto con la tecnologia. Credo sia successo quando alcuni amici scandinavi mi hanno parlato di un corso in cui gli studenti di una scuola d’arte a Stoccolma, senza nessun background tecnico, si impegnavano in progetti tecnologicamente piuttosto sofisticati, senza ansia da prestazione ma anzi divertendosi. Studenti d’arte? Posso farcela anch’io. E voglio provarci.

Il pippone sulla nuova rivoluzione industriale, le tecnologie permissive etc. etc. ve lo faccio un’altra volta. Con Kublai e la regione Toscana siamo riusciti a organizzare un ciclo di tre incontri sulla prototipazione rapida con Arduino: è l’ora del breadboard, forse perfino del saldatore. A guidare la truppa ci saranno tre supergeek, Costantino Bongiorno, Cristian “Megabug” Maglie e l’inventore stesso di Arduino, Massimo Banzi. Non si spende niente. Gli incontri sono a Pontedera il 29 giugno e 5 luglio e Prato il 14 luglio. Altre info qui. Se ce la faccio io ce la fanno tutti.

Il nuovo volto delle politiche pubbliche

Stefano Maffei insegna design dei servizi al Politecnico di Milano. Tra i suoi vari progetti, quest’anno si è messo in testa di accendere un riflettore sulle cose più interessanti prodotte negli ultimi anni dal design italiano – inteso nell’accezione ampia di cultura del progetto. L’idea è piaciuta a Silvana Annichiarico, che dirige il Triennale Design Museum a  Milano; detto fatto, Stefano si è ritrovato curatore di DesignofTheOtherThings. E il riflettore si accende su dieci esperienze, da quella dell’ubermaker Massimo Banzi a Reggio Children, passando per il SENSEable City Lab del MIT (diretto dall’italiano Carlo Ratti). Una di queste è Kublai.

Kublai è una community online di creativi, quindi non è una cosa semplice da mettere in mostra: cosa esponi? Un computer collegato a internet? Metti i kublaiani in vetrina? Per me poi – che faccio molta fatica a pensare per immagini – è praticamente impossibile. E allora ho fatto quello che faccio sempre in questi casi: passo la palla alla community stessa. In pochissimi giorni si è coagulato un dream team con un direttore artistico, Fabio “Asian” Fornasari, un gruppo che si è occupato di creare un formato per la comunicazione dei vari progetti kublaiani, formato da Augusto Pirovano e Matteo Uguzzoni di CriticalCity, e un gruppo di makers che ha creato l’interfaccia fisica (quel disco rigido che vedete nel video verrà sostituito da un mappamondo nell’artefatto in mostra a Milano), cioè Costantino “Sprint” Bongiorno e Cristian “Megabug” Maglie.

Kublai è, inutile dirlo, l’unico dei dieci progetti di DOTOT che emana direttamente da un’amministrazione pubblica. Sono molto orgoglioso di questo piccolo progetto, che riesce a confrontarsi con il meglio della cultura del design italiano; e sono ancora più orgoglioso dell’atteggiamento quasi punk con cui esso – che pure è un piccolo pezzo di un’istituzione – affida la sua rappresentanza alla propria community, e in particolare ai suoi membri più giovani, fantasiosi e dotati di capacità di fare. Guardatevi il video qui sotto, girato durante la fase di prototipazione della “slot machine creativa” che vedrete al Design Museum, e ditemi se vi sembra l’iniziativa di un ministero italiano! Inaugurazione martedì 25 maggio, ore 18.30.