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Otto cose della mia seconda vita


Visto che Monica mi tira in ballo (chiamandomi simpaticamente “Yamato”!) provo a partecipare a questa catena che riguarda Second Life. Si tratta di dire otto cose della propria seconda vita e di chiedere a otto bloggers di fare lo stesso. Ecco, dunque:

  1. Tutti i residenti più anziani hanno letto “Snow Crash” di Neal Stephenson e vedono SL come la realizzazione del metaverso descritto in quel libro. Il Black Sun, il locale più figo del metaverso, ha ispirato un numero impressionante di iniziative in SL, soprattutto nei primi tempi. In generale, si vede a occhio l’impatto culturale del cyberpunk, anche se oggi molto meno che in passato.
  2. SL è un luogo dove la nobile arte della conversazione è tenuta in somma considerazione. Una persona distinta in SL si riconosce non tanto dall’aspetto fisico dell’avatar (benché i truzzi si riconoscano al volo), ma dall’eleganza del digitare, dal chiamarti per nome, dall’usare le abbreviazioni (tipo “brb” per “be right back”, che vuol dire “scusate, torno subito”, o “Mr V” per “Mr Volare”, che sono poi io) solo quando hai un minimo di confidenza e non da subito.
  3. Per qualche motivo, mi è venuto naturale editare il mio avatar in modo da assomigliarmi abbastanza, difetti compresi. Non credevo di essere così affezionato alla mia carcassa!
  4. Molti veterani di SL preferiscono comunicare digitando testo che parlando al microfono.
  5. Se usi la chat voce procurati un buon microfono, o renderai agli altri abbastanza sgradevole parlare con te (“la SLetiquette di Mr. Volare”).
  6. La mia migliore amica in SL è stata per vari mesi una che faceva la prostituta (ma nella vita reale fa la contabile). In realtà usava SL per procacciarsi clienti, poi passava su Skype per la prestazione (questo era prima che i ragazzi di Linden Labs introducessero la chat voce). Si faceva pagare in Linden dollars, il che lascia pensare che il suo movente fosse più il divertimento che il lucro. Non sono mai riuscito ad appassionarmi al genere. Mi hanno assicurato che mi perdo molto.
  7. Per me SL ha acquistato un senso forte quando ho cominciato a pensare di usarla per lavoro anziché come luogo di cazzeggio. Io faccio il consulente e il musicista; viaggio molto, e lo faccio essenzialmente per parlare con gente fisicamente lontana (riunioni , seminari, interviste ecc.). Se si riescono a usare ambienti SL come metafora efficace di questi ambienti sociali RL, si potrebbero realizzare enormi guadagni di efficienza (meno tempo perso in viaggio), impatto ambientale (meno auto, aerei, treni…) e opportunità (possiamo interagire con gente che in RL ci è difficile incontrare). Per questo motivo sto facendo da alpha user a unAcademy (ne ho parlato qui).
  8. Secondo me, SL come idea è vincente. SL come piattaforma, invece, mi sembra abbia un sacco di problemi: poco intuitiva, lenta, farraginosa (non so neanch’io quanti messaggi tipo “wow, latency is really bad tonight” ho letto in quindici mesi). In più, anche se ultimamente Linden ha aperto il codice sorgente del client, la loro grid è ancora proprietaria, e quindi nessuno può metterci le mani per migliorarla. La butto lì: perché non proponiamo alla Commissione europea di lanciare un progetto di una piattaforma sociale 3D tipo SL ma open source? I ragazzi di IBM, Nokia e le altre imprese tutte “social” e “open innovation” e “wikinomics” , così vicine alla Commissione, sarebbero felici di dare un mano, ci scommetto. E anche noi italiani di SL.

Rilancio la palla a:
David Orban
Alberto D’Ottavi
I Maestrini
Leeander
Diego Bianchi
Clarita
Elena
Francesco D’Amato

(L’idea originale è di Mario Gerosa)

Second office: un ambiente sociale online per interagire e imparare

Mr Volare – cioè io – alla conferenza di Junikiro Jun ieri alla unAcademy

Da qualche tempo faccio da alpha user (lui direbbe “early adopter”) per un’iniziativa di Giuseppe Granieri che si chiama unAcademy, la “non-accademia”. Si tratta di una specie di scuola molto informale che organizza corsi e seminari di approfondimento in Second Life, approfittando del fatto che i ragazzi di Linden Labs hanno introdotto la chat voce (mediante microfoni e cuffie) a maggio. I temi finora trattati (“Diritto d’autore a uso dei bloggers”, “Raccontare il digitale”, “Giornalismo e nuovi media” ecc.) riflettono gli interessi di Giuseppe, il che per me è un benefit aggiuntivo perché mi interessa capire cosa pensa. Ma il punto vero di unAcademy, il motivo per cui ci investo del tempo, è sperimentare SL come metafora abilitante di interazione in tempo reale per fini di collaborazione e condivisione dell’informazione. In soldoni, voglio capire se conferenze, lezioni, seminari e riunioni nella seconda vita “funzionano” come nella prima. Ho la sensazione di imparare qualcosa? Traggo beneficio dall’interazione con le persone che partecipano, con me, a questi incontri? L’interazione è “facile” come in una sala riunioni vera o genera frustrazione, imbarazzo, perdita di senso?

(Nota bene: oltre all’interesse intellettuale c’è anche un interesse molto materiale: sto collaborando con il gruppo di Sensi Contemporanei al Ministero dello sviluppo economico – DPS. Veniamo da tutta Italia, e ogni volta che facciamo una riunione spostarci fisicamente costa tempo a noi e soldi al contribuente. Se ne potessimo sostituire efficacemente qualcuna con incontri online avremmo fortissimi guadagni di efficienza!)

La mia conclusione provvisoria è che unAcademy un po’ funziona. Funziona come metafora dell’aula o della sala riunioni: se tu ti colleghi, teleporti l’avatar alla sede dell’uA, entri in una stanza, ti siedi su un divano di fronte a un megaschermo dove vengono proiettate le slide, in qualche modo questo aiuta l’attenzione e l’interazione rispetto a, per dire, partecipare a una conference call su Skype. Stiamo provando a evolvere alcune convenzioni sociali di uso della piattaforma, che miglioreranno la qualità dell’interazione. Per esempio, nel corso sul diritto d’autore avevamo cominciato a chiedere la parola con una riga di chat testo (digitando “Domanda”). Quando ci veniva data la parola, attivavamo la chat voce e facevamo la domanda. Questo serviva a non darsi sulla voce, in una situazione in cui non puoi usare il linguaggio del corpo (agitarti sulla sedia, cercare lo sguardo del relatore ecc.) per segnalare che vuoi parlare. Un esempio molto più avanzato è “dopo la conferenza tutti in discoteca” per creare un ambiente di sano cazzeggio creativo dopo tutto quel sapere. Man mano che queste convenzioni prendono forma, migliora l’esperienza di apprendimento inworld.

Ci sono ancora diverse cose da migliorare, e di cui noi – o almeno io, che però sono solo un umile studente di uA – dobbiamo capire meglio l’impatto sull’efficacia di SL come ambiente di interazione. Una è l’audio. La conferenza del vicedirettore di Repubblica.it Vittorio Zambardino è stata uno strazio, perché aveva un microfono pessimo che distorceva il suono. Dopo quell’esperienza sono andato a comprare la migliore cuffia Logitech che ho trovato, perché ho capito che un buon audio fa la differenza nell’esperienza che gli altri hanno di te in SL se usi la chat voce.

Un’altra è la banda. uA in teoria ha un numero chiuso, ma in pratica è sempre in overbooking e tutto sommato ti fanno entrare, anche perché bisogna adottare certi accorgimenti per bloccare gli avatar non iscritti. E la banda scarseggia sempre, soprattutto sopra i 10-15 avatar presenti, il che – di nuovo – si traduce in distorsioni digitali e “pixelature” della voce del relatore. Ieri Giuseppe ha dovuto bloccare lo streaming di musica per risparmiare banda e permettere lo svolgimento della conferenza (io lo bloccherei di default, e del resto alle conferenze di uA lo tengo in mute).

Avrei molto da dire sulla mia esperienza in SL (del resto sono un veterano, visto che Mr Volare ha mosso i primi passi inworld a settembre 2006), ma per ora mi fermo qui. A presto aggiornamenti.

Bell’idea, ma funziona?

Influenzato da Giuseppe Granieri (un intellettuale che mi intriga molto negli ultimi tempi) e dalla sua unAcademy ho rinverdito il mio interesse per Second Life, dove sono ormai un “residente anziano” (ho creato il mio account giusto un anno fa) con il nome di Mr Volare. Mi piace moltissimo l’idea dei gruppi di studio e collaborazione spontanei in rete, con in più questo “tocco mondano” che ha SL: ci si dà appuntamento, magari si cambia la giacchetta all’avatar (le scarpe per le signorine), si aggiunge l’accessorio. La chat voce aggiunta da Linden Labs quest’estate, rende il tutto ancora più fruibile.

In teoria. In pratica stasera ho provato ad andare alla conferenza di Elvira Berlingieri sul diritto d’autore per i blogger ed è stato un assoluto disastro. Non per colpa di Elvira o dell’unAcademy: se devo trovare un colpevole, probabilmente è Philip Rose. Il client lavorava male, la connessione ci avrà messo del suo (sono in un albergo a L’Aia, e oltretutto mi costa 15 euro al giorno, mannaggia a loro). Il risultato era quasi buffo. Tutto un “mi senti? ma voi sentite?”, un ritrovarsi seduti in uno spazio blu uniforme mentre tutto il mondo sparisce, un crashare e riavviare. La conferenza è finita e io ero ancora lì a riavviare.

Peccato, però, perché l’idea è proprio bella. Probabilmente ci vorrà il lancio di una piattaforma non proprietaria per fare un debugging vero e consegnare al mondo un browsing 3d che funzioni: non vedo l’ora, le applicazioni creative e non solo sono davvero tantissime.