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Non c’è dubbio: il blog funziona

Ieri l’altro abbiamo tenuto a Potenza l’incontro dei creativi lucani per il progetto Visioni Urbane. Il progetto sta andando bene, mi pare, e ne parlerò ancora molto sia qui che altrove. Quello che mi interessa segnalare qui è che il blog come strumento per gestire progetti di sviluppo locale ha decisamente “sfondato” nel caso di VU.

1. Il blog è un diario del progetto aggiornato in tempo reale. Questo è molto utile al gruppo che lavora a VU, e che comprende una quindicina di persone sparse tra Potenza, Matera, Roma, Milano e Modena. Le riunioni del gruppo sono rade e costose, sia in termini di tempo che in termini di costi, ma tutti leggono il blog tutti i giorni. Questo fa circolare le informazioni più rapidamente e agevola la costruzione di un sentire comune.

2.
Il nostro lavoro quotidiano fa audience per i creativi della Basilicata, che evidentemente si interessano di chi si interessa di loro. Il blog è andato online a metà settembre, senza che noi facessimo nessuna comunicazione a nessuno, e già faceva 300 visitatori e 600-1000 page views alla settimana. Lunedì 12 abbiamo mandato 50 mail ad altrettante associazioni culturali della Basilicata: con quella mail lanciavamo un incontro Ministero-Regione-scena creativa lucana (quello del 17 appunto) e aggiungevamo che avevamo messo in piedi un blog anche per comunicare con loro. I visitatori sono immediatamente raddoppiati, le page views triplicate.

La settimana 42 è ancora in corso, mi sembra prevedibile un altro record. 🙂

3. Il blog permette la partecipazione in modo più continuo che non il vecchio sistema dell’organizzazione di incontri pubblici. Si legge, si clicca su “aggiungi un commento” e si dice la propria, in qualunque momento. L’incontro fisico è stato molto partecipato (oltre 60 iscritti, sala piena, forte partecipazione anche dei dirigenti regionali); ma il blog ha tirato su già 149 commenti. Solo ai post di e su ieri l’altro ne sono arrivati 36; inoltre altri cinque bloggers lucani presenti all’iniziativa hanno postato su di essa (e questo è il sesto post!)

4. Gli italiani (o almeno quelli che hanno a che fare con la creatività) sono tecnologicamente più raffinati di quanto si pensi. Nonostante avessimo specificato che qualunque metodo, dal piccione viaggiatore in su, fosse buono per iscriversi al nostro incontro, quasi tutti hanno scelto una strada quasi da Barcamp: lasciare un commento a un post intitolato “chi viene”.

5. Il blog permette anche una partecipazione più “raffinata” aprendo di fatto agli utenti anche il dibattito metodologico. Giancarlo, dopo avermi chiesto di rendere disponibili le slides del mio intervento, fa una proposta per condurre la discussione:

Il mio consiglio è di studiare una soluzione che consenta di inserire vari ticket (esempio: criteri di partecipazione ai gruppi, modalità di costituzione degli stessi, proposte per i contenuti, idee per i contenuti, critiche sulla modalità, etc.) dove si discuta in maniera mirata di ciascun aspetto, in modo da non disperdersi ed arrivare già pronti al prossimo appuntamento. Quello che sta succedendo qui con le sensazioni sull’ “incontro di ottobre”, insomma, ma che si allarghi ad altri punti di interesse.

6. Il blog “apre” il processo di VU. Ci trovi le idee e le decisioni prese, ma anche i dubbi e le contraddizioni. Se nella comunicazione attraverso i mass media tu che comunichi sei il più figo e hai tutte le risposte, nella comunicazione in internet le debolezze vengono condivise e affrontate insieme dalla community. Questo finisce per avere l’effetto positivo che il consumatore (o l’utente della policy) vede ridotto il suo svantaggio informativo, e capisce che tu non stai tentando di fregarlo. Finisce per percepirti non come l’onnipotente Ministero dello Sviluppo, ma come un attore tra tanti, che può portare un po’ di razionalità ma non lo scarica dalla responsabilità di affrontare i problemi. E questa è una percezione corretta. Scrive SirDrake:

Anche la scelta di raccontare tutto in tempo reale sul blog, sarà garanzia di trasparenza. Il percorso sarà tracciato, passo dopo passo, da tutti i partecipanti e nessuno alla fine potrà decidere qualcosa di diverso.

7. Infine, il blog facilita l’interazione peer-to-peer tra i destinatari della policy e non solo tra di essi e il policy maker, in questo caso il progetto Visioni Urbane. Commentando l’incontro Antonello scrive:

Lancio subito un’idea.
Vorrei girare un documentario con i mezzi della Noeltan Film e il Potenza Film Festival su quanto stiamo mettendo in piedi. Qualcuno è disposto a darmi una mano sia creativa che di piattaforma? Noi abbiamo uno spazio da tempo su youtube (date un’occhiata a http://www.youtube.com/noeltanfilm), che potrebbe essere una delle piattaforme, ma lancio un appello a tutti i bloggers frank scaringi, lucaniasocial e quanti possano partecipare a costruire un “documento” importante: giancarlino riviezzi e la sua mitica crew di informatici, alberto, filippo (il ragazzo che ci ha intervistati tutti),vito epifania e tutti quelli che ancora non conosco.

Insomma, il battesimo del fuoco del blog come strumento dei progetti di sviluppo locale mi sembra andato molto bene. User generated policy? Vedremo…

The Hub al Bollenti Spiriti CreativeCamp di Bari

E’ la prima volta, credo, che il presidente di una regione apre un barcamp; è la prima volta, credo, che le istituzioni regionali promuovono un barcamp (e lo fanno a tema creatività giovanile); era la prima volta che si teneva un barcamp in Puglia, e ci sono stati (nonostante i pochi giorni di preparativi) 250 iscritti sul wiki e oltre 40 interventi. Sulla creatività giovanile in Puglia qualcosa si muove, il fermento è avvertibile e il successo inaspettato di questo barcamp lo testimonia.

Io arrivo in ritardo (e senza valigia) a causa di un’Alitalia sempre più inaffidabile e mi trovo catapultato in un luogo stupendo, l’ex monastero di Santa Scolastica a Bari Vecchia, pieno di ragazzi che sia aggirano curiosi per le sale del camp (qui e qui le foto). Sono ospite di Municipale Balcanica e ARTI per Bollenti Spiriti, il programma regionale sulle politiche giovanili in Puglia. Ospite di istituzioni, quindi, nelle quali però i protagonisti sono ragazzi, tutti ventenni e trentenni, con una gran voglia di fare e di cambiare la propria regione, e la sensazione per la prima volta di poterlo fare davvero. Incontro e conosco così Annibale D’Elia, Nico Marziale, Massimo Avantaggiato… e i tanti altri che hanno organizzato in maniera impeccabile questo camp.

Dopo il mio intervento mi fermo a parlare con Nico dei Laboratori Bollenti Spiriti in Puglia: vecchi immobili dimessi, edifici scolastici in disuso, palazzi storici abbandonati, ex monasteri, mattatoi, mercati o caserme che diventeranno 138 laboratori per le diverse forme di espressione giovanile (sul sito ufficiale la mappa mashup). Parliamo in particolare di quello di Terlizzi, dove Municipale Balcanica ha coordinato un enorme processo di progettazione partecipata con tutti i soggetti locali che si occupano di giovani e creatività, per definire la proposta di gestione per l’ex mattatoio che sarà ristrutturato. A dicembre si sapranno i risultati del bando, poi, nel caso in cui la gestione sarà assegnata a loro, ha proposto che The Hub collabori alla definizione e realizzazione di iniziative che coinvolgano la rete territoriale e il pubblico nella gestione e frequentazione del nuovo centro culturale. Ne parlerà anche con Alberto al prossimo incontro di inizio ottobre in Basilicata.

La serata prosegue fra le decine di presentazioni e tutte le altre iniziative collegate nelle sale attigue dell’ex convento e lunghe le vie di Bari Vecchia per quella che è la seconda edizione de La notte dei ricercatori. Attorno all’una finisce il camp e vado con i ragazzi dell’organizzazione a fare un giro in centro e poi in birreria. Parliamo di ciò che ha funzionato e ciò che si può migliorare (la discussione continua sul blog ufficiale a più voci), di come abbiano partecipato al camp i giovani creativi e non la comunità informatica e opensource, del WaveCamp, di The Hub e Booster, di Visioni Urbane in Basilicata, del mio nuovo incarico per il DPS (che mi riporterà presto in Puglia), dei risultati che le istituzioni potrebbero avere se utilizzassero il loro ruolo e potere in modo corretto e utile… Mi fanno sentire come fossi uno di loro da sempre, eppure era la prima sera che li vedevo. Mi dicono che apprezzano le cose che facciamo, e che “loro sono lì, e magari in futuro ci sarà la possibilità di collaborare”. Grazie, ragazzi, grazie davvero, spero di rivedervi presto.

E ora le slides del mio intervento:

 

Booster, “meglio di Un Posto al Sole”

Mi trattengo per ora dallo scrivere su questo blog il mio punto di vista completo sulla situazione attuale di Booster perchè mi ci vorrebbe un paio di giorni per farlo e… per altre ragioni. La storia di Booster sta però assumendo tutti gli aspetti di una telenovela infinta (la battuta che lo paragona a Un Posto al Sole è di Elisa), con continui colpi di scena, che da un certo punto di vista è interessante analizzare, ma il fatto di esserci contemporaneamente “dentro” rende la cosa molto stressante e snervante, oltre che rischiosa dal punto di vista finanziario e non solo.

Mi limiterò ad elencare alcuni degli aspetti che mi sembrano più interessanti:
1) esiste una Grande Famiglia degli Enti di Formazione (e dei soggetti ad essi collegati) che ha acquisito competenze di processo elevate sulla gestione dei fondi comunitari. Questa Grande Famiglia si muove in modo compatto nella aquisizione e gestione delle risorse comunitarie: o sei loro alleato, di tutti, o no;
2) se, come è, i controlli della Regione sono solo formali, chi ha competenze procedurali (come scrivere carta in modo che passi i controlli formali della Regione) ha molto più potere (capacità di bloccare e indirizzare le azioni e le decisioni) all’interno della PS rispetto a chi nel processo mette i contenuti e le azioni “vere”. Allo stesso modo grande enfasi nella discussione delle azioni da realizzare viene data alla loro “presentazione formale/rendicontabilità” (secondo le prassi consolidate) e molto poca alle azioni in se e agli obiettivi e risultati delle stesse (da notare che si sta parlando di progetti che dovrebbero essere innovativi e di sviluppo, quindi in qualche modo di rottura rispetto al passato);
3) il progetto è sempre strettamente legato al contesto, e il contesto in questo caso è fatto di ritardi cronici e strutturali (qualsiasi cosa è gestita in emergenza all’ultimo minuto e oltre), di inefficienze delle strutture pubbliche e para-pubbliche (per non dire di peggio), etc. E’ importante conoscerlo, capirlo, e in una qualche misura accettarlo, senza però rassegnarsi.
4) Esiste infatti una difficoltà di relazione e comprensione fra i soggetti del territorio, nel nostro caso spesso del Mezzogiorno d’Italia, e chi viene “dal Nord” e cerca di portare un modo diverso di lavorare e vedere le cose. Spesso si viene guardati con diffidenza e in caso di conflitti liquidati con un “non potete capire… qui non funziona così…”. La strada per il cambiamento è quindi molto difficile (ma non impossibile, citando Seravalli) e impervia.
5) E come sempre nelle relazioni umane, i rapporti fra due o più soggetti sono fragili: lungo e faticoso è il tempo che serve per costruirli, molto breve quello necessario per infrangerli. Dopodichè è molto difficile ricomporli. E i progetti vivono di relazioni umane.
6) Concordo su quanto mi dicevi ieri: la perdita di fiducia dell’associazione Pescara Duepuntozero (associazione di imprese e soggetti che si occupano di creatività a Pescara, nata su proposta e iniziativa di Booster) e dei soggetti che la compngono verso il progetto e le istituzioni in generale, a causa dei problemi dello stesso e del comportamento di chi lo gestisce, è una perdita per il territorio e per tutti. Sarebbe un vero peccato se il loro contributo allo sviluppo, in termine di energie e competenze, andasse disperso.
7) E concordo quindi anche sulla grande soddisfazione nel sentire i rappresentanti dell’associazione Pe2.0 dire: “ok, sentiamo quello che ci viene proposto ora da questi enti di formazione – che mai abbiamo incontrato prima – ma devono venire loro alla nostra assemblea, e farci proposte per noi interessanti. Se non vengono allora vuol dire che a loro non interessa e quindi neanche a noi, non abbiamo bisogno dei loro soldi, per noi il lato più importante del progetto è stato farci conoscere e far nascere l’associazione e le collaborazioni fra i suoi componenti.”

per ora mi fermo qui, a breve altre riflessioni…