Settimana 1: chi sono i wikicratici e di cosa stanno discutendo

A una settimana dal lancio dell’operazione “finiamo insieme Wikicrazia” sono grato e stupito dell’attenzione ricevuta. I commenti sono già 49; gli iscritti alla pagina Facebook aperta martedì da Ottavio hanno raggiunto, al momento in cui scrivo, quota 549. Ma, cosa ben più importante dei numeri, è la qualità dei contributi a essere alta, tanto che mi stanno venendo tantissime idee per migliorare e modificare il libro. Ecco quelli che trovo più stimolanti: ve li segnalo perché magari vi interessa dire la vostra. Nel frattempo, il meno che posso fare è aggiungere il nome di chi commenta alla Hall of fame dei wikicratici.

  • Nel capitolo 1, Rosaria Toro e Francesca Covatta hanno trovato un’errore ciascuna, proponendo anche delle correzioni. Le accetto con gratitudine. Quello di Rosaria poi non è un refuso, ma proprio un’imprecisione fattuale in un esempio, il classico errore che toglie credibilità a un’argomentazione. La stessa cosa fanno Giampiero Marchesi e Maria Cristina Di Luca nel capitolo 5. Salvato in corner! 😉
  • Nel capitolo 2 (e in generale nel lobro) io sostengo che l’intelligenza collettiva di molte persone connesse da Internet può essere una soluzione alla crisi di attenzione che affligge le politiche pubbliche. Luca Galli sostiene che non è poi così scontato che questa intelligenza collettiva ci sia, e cosa sia, e propone alcune letture da riprendere. Ne segue una discussione che trovate qui.
  • Altri wikicratici propongono degli esempi. Nel capitolo 4 Massimo Micucci racconta alcuni esempi di “lobby dal basso” per premere sulle politiche; nel capitolo 5 Augusto propone un link a una straordinaria storia (vera) dell’era di Internet, in cui centinaia di sconosciuti si uniscono per aiutare una ragazza recentemente immigrata in America dalla Russia, e che rischia di finire in un brutto giro. Mi viene voglia di includerla nel libro, voi che ne dite?
  • Nel capitolo 5 Federico Bo propone una sintesi della sua esperienza di kublaiano, e cerca di spiegare cosa lo spinge a regalare tempo di lavoro ad aiutare altri membri della community a progettare. Molto utile e istruttivo, un esempio di come le communities vitali continuino a sorprenderti anche quando credi di conoscerle bene!
  • Nel capitolo 11 faccio un esempio per sottolineare il pericolo che la discussione in rete degeneri nell’intolleranza reciproca tra “popolo della rete” e “tutti gli altri”, ma David Osimo non lo trova chiaro. Dice che finisco per criticare entrambe le parti, e non mi faccio capire. Qualcuno di voi avrebbe voglia di darmi un parere, e magari mi propone un altro modo di dire la stessa cosa? La discussione è qui.

Avanti così, e grazie!

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