Second office: un ambiente sociale online per interagire e imparare

Mr Volare – cioè io – alla conferenza di Junikiro Jun ieri alla unAcademy

Da qualche tempo faccio da alpha user (lui direbbe “early adopter”) per un’iniziativa di Giuseppe Granieri che si chiama unAcademy, la “non-accademia”. Si tratta di una specie di scuola molto informale che organizza corsi e seminari di approfondimento in Second Life, approfittando del fatto che i ragazzi di Linden Labs hanno introdotto la chat voce (mediante microfoni e cuffie) a maggio. I temi finora trattati (“Diritto d’autore a uso dei bloggers”, “Raccontare il digitale”, “Giornalismo e nuovi media” ecc.) riflettono gli interessi di Giuseppe, il che per me è un benefit aggiuntivo perché mi interessa capire cosa pensa. Ma il punto vero di unAcademy, il motivo per cui ci investo del tempo, è sperimentare SL come metafora abilitante di interazione in tempo reale per fini di collaborazione e condivisione dell’informazione. In soldoni, voglio capire se conferenze, lezioni, seminari e riunioni nella seconda vita “funzionano” come nella prima. Ho la sensazione di imparare qualcosa? Traggo beneficio dall’interazione con le persone che partecipano, con me, a questi incontri? L’interazione è “facile” come in una sala riunioni vera o genera frustrazione, imbarazzo, perdita di senso?

(Nota bene: oltre all’interesse intellettuale c’è anche un interesse molto materiale: sto collaborando con il gruppo di Sensi Contemporanei al Ministero dello sviluppo economico – DPS. Veniamo da tutta Italia, e ogni volta che facciamo una riunione spostarci fisicamente costa tempo a noi e soldi al contribuente. Se ne potessimo sostituire efficacemente qualcuna con incontri online avremmo fortissimi guadagni di efficienza!)

La mia conclusione provvisoria è che unAcademy un po’ funziona. Funziona come metafora dell’aula o della sala riunioni: se tu ti colleghi, teleporti l’avatar alla sede dell’uA, entri in una stanza, ti siedi su un divano di fronte a un megaschermo dove vengono proiettate le slide, in qualche modo questo aiuta l’attenzione e l’interazione rispetto a, per dire, partecipare a una conference call su Skype. Stiamo provando a evolvere alcune convenzioni sociali di uso della piattaforma, che miglioreranno la qualità dell’interazione. Per esempio, nel corso sul diritto d’autore avevamo cominciato a chiedere la parola con una riga di chat testo (digitando “Domanda”). Quando ci veniva data la parola, attivavamo la chat voce e facevamo la domanda. Questo serviva a non darsi sulla voce, in una situazione in cui non puoi usare il linguaggio del corpo (agitarti sulla sedia, cercare lo sguardo del relatore ecc.) per segnalare che vuoi parlare. Un esempio molto più avanzato è “dopo la conferenza tutti in discoteca” per creare un ambiente di sano cazzeggio creativo dopo tutto quel sapere. Man mano che queste convenzioni prendono forma, migliora l’esperienza di apprendimento inworld.

Ci sono ancora diverse cose da migliorare, e di cui noi – o almeno io, che però sono solo un umile studente di uA – dobbiamo capire meglio l’impatto sull’efficacia di SL come ambiente di interazione. Una è l’audio. La conferenza del vicedirettore di Repubblica.it Vittorio Zambardino è stata uno strazio, perché aveva un microfono pessimo che distorceva il suono. Dopo quell’esperienza sono andato a comprare la migliore cuffia Logitech che ho trovato, perché ho capito che un buon audio fa la differenza nell’esperienza che gli altri hanno di te in SL se usi la chat voce.

Un’altra è la banda. uA in teoria ha un numero chiuso, ma in pratica è sempre in overbooking e tutto sommato ti fanno entrare, anche perché bisogna adottare certi accorgimenti per bloccare gli avatar non iscritti. E la banda scarseggia sempre, soprattutto sopra i 10-15 avatar presenti, il che – di nuovo – si traduce in distorsioni digitali e “pixelature” della voce del relatore. Ieri Giuseppe ha dovuto bloccare lo streaming di musica per risparmiare banda e permettere lo svolgimento della conferenza (io lo bloccherei di default, e del resto alle conferenze di uA lo tengo in mute).

Avrei molto da dire sulla mia esperienza in SL (del resto sono un veterano, visto che Mr Volare ha mosso i primi passi inworld a settembre 2006), ma per ora mi fermo qui. A presto aggiornamenti.

3 pensieri su “Second office: un ambiente sociale online per interagire e imparare

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  3. simo (che di sedie ne sa qualcosa)

    bho? devo dirlo? si lo dico! ho i dubbi su questi ambienti virtuali… se non c’è la scintilla della collaborazione che scatta tra anche sole due persone, l’ambiente non cambia i rapporti, mi sono agitato sulle sedie molte volte e se il relatore non ti “vuole” notare.. non ti nota comunque.

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