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Velocità o coordinamento? Scelte difficili per Visioni Urbane

Ieri ero a Roma per una megariunione con lo stato maggiore di Visioni Urbane. E’ stato molto utile e interessante, anche perché Lorenzo Canova – che, per semplificare, potrei definire il “capo” del gruppo di Sensi Contemporanei, e quindi di Visioni Urbane – e il suo braccio destro e mio coautore Tommaso Fabbri erano entrambi in grande forma. Siccome si tratta di persone (molto) intelligenti e con riferimenti teorici molto ricchi e diversi dai miei, quando sono in forma c’è da divertirsi!

Tra l’altro, abbiamo parlato di una cosa che ha implicazioni metodologiche molto interessanti. Il succo è questo: l’incontro con i creativi lucani fatto il 17 ottobre, per altri versi molto positivo, ha lasciato un po’ di confusione circa quello che, nel merito, il progetto propone ai creativi stessi. In un processo condotto con strumenti tradizionali, la cosa si sarebbe parcheggiata lì in attesa di chiarimenti: ma Visioni Urbane comunica con i suoi interlocutori attraverso un blog, e il blog è bidirezionale. Quindi molte persone hanno fatto domande abbastanza puntuali attraverso commenti lasciati sul blog. Chi può partecipare al progetto? Per fare cosa? I gruppi di lavoro corrisponderanno ai quattro approfondimenti proposti? Se no, su che cosa lavoreranno? E così via.

Nel frattempo il gruppo di VU aveva deciso di riunirsi, appunto, ieri – cioè il 9 novembre – per fare un punto generale sull’incontro del 17. La riflessione collettiva sui punti proposti dai commenti sul blog, quindi, era rinviata alla riunione. Questo mi preoccupava: l’incontro del 17 aveva generato un’ondata di entusiasmo e partecipazione che, in assenza di nostre iniziative in tempi rapidi, rischiava di riassorbirsi (questo si vede anche dalla diminuzione delle visite al blog e dei commenti a partire dell’ultima settimana di ottobre). Mi sono quindi assunto la responsabilità di scrivere una pagina di FAQ sul progetto, specificando che si trattava di una versione beta, cioè della mia posizione, che andava verificata con il gruppo.

Ebbene, l’obiezione di Tommy a questa iniziativa è stata: hai fatto male, perché alcune delle cose che hai scritto, a valle della riunione, andranno corrette. Come gruppo VU dobbiamo spendere energie per correggere un’informazione inesatta, e questo ci aumenta i costi di coordinamento. Meglio aspettare la riunione (anzi, il dopo riunione: due pagine di verbale prodotte da Alfredo e fatte circolare). Con la stessa logica, mi aveva chiesto di non pubblicare sul blog la mia relazione intermedia sul progetto, che pure era pronta il 21-22 ottobre, prima che circolasse un verbale condiviso di riunione.

Naturalmente Tommy ha ragione, aggiustare il tiro ex post è un aumento dei costi di coordinamento. Le mie argomentazioni a favore dell’esporsi comunque, rischiando una smentita, sono queste:

  • Entropia sociale. Ogni settimana che fai passare cala l’entusiasmo, e cresce la tentazione di rileggere il passato in termini dell’ennesima falsa partenza: “Questi sono venuti, hanno fatto tanti bei discorsi, poi sono tornati a Roma, il blog è fermo e chi s’è visto s’è visto.”
  • Modalità della comunicazione in rete. Nella comunicazione tradizionale ti proponi come uno fighissimo, che ha tutte le risposte: in quella in rete apri una finestra sui problemi, i dubbi, le sfighe. Questo, paradossalmente, risulta vincente, perché genera credibilità (ne ha scritto Clive Thompson su Wired). In questo senso scrivere delle FAQ provvisorie e poi correggerle è un elemento perfettamente accettabile della comunicazione.
  • Educazione alla complessità. Vedendo questi nostri processi interni, la community – o almeno la sua parte più avvertita – dovrebbe capire che questi sono molto complessi, e che noi non abbiamo superpoteri o bacchette magiche. E, di conseguenza, responsabilizzarsi.
  • Struttura di deleghe. I costi di coordinamento implicati dal cambiamento delle FAQ – e, simmetricamente, quelli implicati dal non dare risposta alle domande espresse dai creativi – non si scaricano su tutto il gruppo di progetto, il quale in fondo fa la sua riunione e prende le sue decisioni esattamente come se la FAQ non fossero mai state scritte. Si scaricano, invece, sul pezzo di progetto che gestisce la community. Quindi sembra appropriato che sia questo pezzo a decidere se preferisce accollarsi i costi di coordinamento o quelli di rivitalizzazione di una community “ammosciata” dai tempi lunghi .
  • Sperimentazione metodologica (questa è una meta-argomentazione che si innesta su quelle precedenti). Il progetto VU ha anche un senso di sperimentazione di metodi nuovi. Questo, in una situazione in cui dobbiamo scegliere tra strade con vantaggi e svantaggi diversi, dovrebbe spingere nella direzione della scelta della meno sperimentata tra le alternative disponibili.

Secondo me, in realtà, questo post dovrebbe stare sul blog di VU, non su quello di The Hub, sarebbe interessante chiedere ai creativi lucani con cui lavoriamo se loro preferiscono che noi ci prendiamo il nostro tempo e poi gli “diamo la linea” o se invece si trovano meglio con un flusso di informazioni più ricco ma meno organizzato, in cui ricostruire anche la discussione interna al gruppo, le posizioni relative di DPS e Regione ecc. Ma questo significa aprire al territorio la discussione di metodo, e vorrei che Lorenzo e Tommy ne fossero convinti!