Buoni propositi per il 2010: ridurre i viaggi di lavoro (Italiano)

Anche nel 2009 per lavoro ho viaggiato molto. Troppo. Sto aspettando il secondo rapporto semestrale di Dopplr, ma credo di girare sui 100mila chilometri, con le conseguenze facilmente immaginabili in termini di inquinamento e congestione. La cosa buffa è che questi viaggi, con qualche eccezione, non sono davvero necessari. Le autostrade, le ferrovie e gli aerei trasportano soprattutto informazione (o almeno è così per il traffico passeggeri). Beh, come modo di trasportare informazione l’A3 Salerno-Reggio Calabria, la tangenziale est a Milano e il Freccia Rossa Milano-Roma sono inefficienti in un modo assolutamente spettacolare. E’ un po’ come spingere una barca facendo esplodere dinamite a poppa e lasciandosi trasportare dall’onda d’urto dell’esplosione: funziona (un po’), ma è dannoso, pericoloso e molto, molto rozzo.

Gli esperti di mobilità non hanno ancora capito una cosa assolutamente ovvia: il sostituto dell’auto non è l’auto elettrica o a idrogeno. Non è il trasporto pubblico urbano. E’ internet, che sposta informazione senza spostare atomi (giusto qualche elettrone, che pesa mooolto meno di noi).

Facciamo un patto, nell’interesse del pianeta e della nostra stessa serenità: compriamoci tutti quanti una cuffia con microfono da 20 euro, installiamo Skype e Second Life per quando vogliamo parlarci. Soprattutto, impariamo a coordinarci con i nostri colleghi usando di più la parola scritta – e asincrona – e di meno le chiacchiere, aiutandoci magari con qualche software di project management, e lavoriamo sereni dai nostri uffici nella nuvola. Viaggiamo, certo, ma facciamolo per vedere luoghi nuovi, o per abbracciare una persona amica. E aboliamo, finalmente, una tecnologia sociale davvero obsoleta, e che infatti odiano tutti: la riunione.

2 pensieri su “Buoni propositi per il 2010: ridurre i viaggi di lavoro (Italiano)

  1. Lorenzo

    Sono d’accordo su tutta la teoria. Ma lavoro con un’azienda che risiede in un’altra città, usiamo tutti i sistemi software possibili, dai sistemi di PM, Skype sempre e comunque. Mail, sistemi di condivisione file, vpn, ecc ecc e il lavoro a distanza solo con questi sistemi è a 2 dimensioni, manca la terza. La riunione con tutti seduti a un tavolo, mi spiace, ma è necessaria ed è propedeutica per collaborare bene a distanza successivamente.
    Le riunioni sono pallose perchè, spesso, inutili. Allora basterebbe ridurne la frequenza, magari non organizzarne tutti i giorni. Piuttosto limitarsi allo stretto necessario, ma la “macchinetta del caffè” rimane pur sempre uno dei luoghi dove si condividono le idee migliori.

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  2. Alberto Autore articolo

    Spesso è questione di come di poni. Io dirigo un progetto che si chiama Kublai: siamo sparsi da Milano a Taranto. Facciamo una riunione plenaria all’anno, a luglio, che dura un giorno e mezzo e serve soprattutto a socializzare. Però devo dire che nel nostro sistema è fondamentale Second Life, che dà il senso di presenza, che mi pare che sia quella che tu chiami terza dimensione.

    E c’è un altro problema: i canali fisici “spiazzano” quelli online. Se abitui colleghi e clienti a vederti fisicamente, fai poi fatica a fargli utilizzare davvero i fora, i wiki etc. A volte bisogna tirarsela un po’ e negarsi di più. Nell’interesse dell’ambiente, ovvio. 🙂

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