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Paura e delirio su la Stampa e Nòva

Non leggo quasi più i giornali. E’ un gesto di autodifesa: serve a mettere un cordone sanitario tra il mio cervello e quella specie di allucinazione consensuale à la Matrix che mi arriva dalle cosiddette news. Ogni tanto però qualcosa leggo, un po’ perché ne ho letti due-tre al giorno per buona parte della mia vita (“la preghiera del mattino del laico”, diceva Hegel) e un po’ perché credo sia utile per capire la forma di pazzia da cui tanti sono afflitti.

Questa settimana ero a Torino, e nel mio albergo si trovava La Stampa – che io sono abitutato a pensare come un quotidiano magari compassato, magari provinciale, ma serio, anche troppo. E così – di prima mattina – mi sono trovato la giornata rovinata da un santino di Craxi, finanziatore dei movimenti di liberazione del sud del mondo. Interessante. A me risultava che Craxi e i suoi sono stati protagonisti di un megascandalo con cui i soldi della cooperazione italiana finivano a gente come Mengistu; e poi – fatto non irrilevante – la generosità di Craxi non era finanziata con i suoi soldi, ma con i nostri. Ma con una fonte affidabile come la “lepre marzolina”, come lo chiamava l’Economist – Francesco Cossiga il giornalista professionale Fabio Martini va tranquillo.

Ho provato a rifugiarmi in Nòva (una delle poche pubblicazioni che compro), che ha pubblicato sul numero di giovedì un’intervista a Brian Arthur in occasione dell’uscita del suo nuovo libro in traduzione italiana. Arthur è un pensatore autorevole e propone un’idea controversa: che l’innovazione tecnologica sia un processo analogo all’evoluzione in biologia. Con un soggetto simile, il tono dell’articolo (purtroppo non lo trovo online) era stranamente vacuo, come se fosse più interessato all’hype scientifico più che a presentare in modo equilibrato l’idea proposta nel contesto della discussione scientifica a cui contribuisce. In che cosa consiste esattamente una teoria evolutiva in biologia? Quali sono i suoi meccanismi fondamentali? Quali sono i loro analoghi nell’innovazione tecnologica, e possono funzionare nello stesso modo? Cosa ne pensano i pari di Arthur, le persone con le quali egli discute? Nemmeno un cenno. Casualmente ero con David, che a questo problema ha dato contributi fondamentali; gli mostrato l’articolo e lui ha ricostruito la discussione per noi.

Tra distorsioni (su Craxi) e svuotamenti di significato (su Arthur) sono state letture davvero poco gratificanti. Dopo alcuni anni di quasi totale astinenza dai media mi sembra di avere preso la pillola rossa – come Neo in Matrix – e di essermi svegliato nel mondo reale. Grazie all’organizzazione di Morpheus e della resistenza posso rientrare in Matrix, ma non mi sembra più reale come prima; posso leggere i giornali, ma metterli in discussione mi è diventato istintivo. Li leggo con una distanza critica incomparabilmente superiore al passato: ed è Internet a renderla possibile. Ragione di più per non darla per scontata.

(Tra l’altro, Arthur stesso rimarca la differenza tra la teoria di Darwin e la propria qui.)

User generated government su Nòva e a Bruxelles

L’ultimo numero di Nòva dedica la copertina all’innovazione digitale nella gestione pubblica. Il titolo è accompagnato da un articolo di David Weinberger nel quale si sostiene che il web 2.0 può avere un importante impatto nel progettare (non solo nel fare funzionare) le politiche pubbliche. Nel paginone centrale Di Corinto ribadisce che il web 2.0 “funziona bene” e che il settore pubblico deve applicarlo all’e-government. Il tutto è accompagnato da una lunga spiegazione del piano e-gov 2012 del ministro Brunetta (che però si dota di obiettivi che, pur condivisibili, sono in genere assolutamente 1.0, tipo i certificati giudiziari online) e da alcuni esempi di e-government molto noti.

Apprezzo molto l’interesse di Nòva per questo tema, al quale ho intenzione di provare a dare un piccolo contributo. Inseguendo il tema assai diverso della creatività, mi sono trovato anch’io a fare parte della (ancora ristretta) schiera dei project managers di iniziative di e-gov 2.0 (la mia, naturalmente, è Kublai, preceduta dall’esperienza ibrida di Visioni Urbane). Per ora preparo le valigie per Bruxelles, dove si terrà il primo incontro delle esperienze europee web 2.0 nei servizi pubblici, organizzato da Tech4i2, Headshift, FutureGov e il portale e-practice della Commissione Europea. L’anima dell’iniziativa è David Osimo, il cui approccio è davvero vivificante:

This gap cannot be filled by repeating the same PRESENTATIONS ON WHAT CAN BE DONE with web 2.0. It is high time to DEMONSTRATE WHAT IS DONE ALREADY and to learn from experience.

Mi aspetto molto da questa conferenza, per quanto ne so la prima del suo genere: non solo per la qualità delle iniziative rappresentate (tra cui mypatientopinion, farmsubsidy.org etc, cioè le cose che sono partite per prime e di cui tutti parlano) ma anche perché so che David presidierà il formato, privilegiando la discussione e evitando le solite passerelle. Gli organizzatori considerano Kublai una policy, per cui il mio intervento avrà luogo nel pomeriggio. Si sta formando un “torpedone Kublai”, per cui se vi interessa venire datemi un cenno.