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Giuliano Pisapia, il sindaco wiki


Sulla campagna che ha portato Giuliano Pisapia alla carica di sindaco di Milano è stato già scritto molto; e comincia a circolare qualche analisi anche sul ruolo giocato dai media sociali, e in particolare da Twitter con i casi #morattiquotes e #sucate. Non c’è dubbio che la campagna elettorale della squadra Pisapia-Boeri sia stata fortemente collaborativa (gli utenti che hanno usato l’hashtag #morattiquotes sono stati oltre quarantamila); e non c’è dubbio nemmeno sul fatto che Pisapia abbia capito e accettato il gioco, facendo un passo indietro e lasciando che fossero i suoi simpatizzanti a raccontarlo, con le parole e con i media che preferivano. Lascio ad altri, più esperti di me in materia, il giudizio su come l’esperienza di Milano modificherà le campagne elettorali del futuro.

Mi interessa, invece, sottolineare che, a urne chiuse e risultati acquisiti, è successa una cosa straordinaria: la collaborazione non codificata tra il candidato Pisapia e i suoi sostenitori non si è chiusa. Le prime parole che il sindaco Pisapia ha rivolto alla città sono state “Non lasciatemi solo”, e sono parse sincere; poche ore più tardi, a una giornalista che gli chiedeva come si sarebbe comportato nei confronti delle inevitabili pressioni dei poteri forti, ha risposto serafico “ci sono centinaia di migliaia di milanesi che non mi permetteranno di chinare la testa” (video, a 8′ 50″). Messaggio chiarissimo: Pisapia crede nella saggezza della “sua” folla. In questo senso è un vero leader wiki.

Se il nuovo sindaco dà segni di volere costruire, nella sua amministrazione, spazi che i cittadini possono riempire di contenuti, come pagine di Wikipedia, i suoi sostenitori sembrano ritrovarsi nella parte degli autori di questi contenuti. Venerdì 3 giugno, quattro giorni dopo la vittoria elettorale, si è diffuso su Twitter un nuovo hashtag, #pisapiasentilamia. Il tono leggero richiama quello della campagna elettorale, ma i contenuti sono seri e molto concreti. I cittadini dichiarano esigenze, priorità, sogni della Milano dei prossimi anni: bikesharing in periferia, orari estesi per la metropolitana, un’unica tessera per accedere a tutti i musei cittadini. C’è chi chiede tempo per fare proposte argomentate e chi si offre per collaborare gratis con la nuova giunta. Come succede in genere in questi casi, la generosità e la voglia di fare dei cittadini connessi stupisce chi non è abituato alle dinamiche di rete.

Certo, i 140 caratteri di Twitter non sono il formato ideale per progettare politiche pubbliche; non è probabile che ne esca molto più di un libro dei sogni. Ma un crinale è stato superato; una parte degli elettori del sindaco sta passando dal cyberattivismo (partisan) alla collaborazione con un’istituzione (nonpartisan), quella stessa che ho provato a raccontare in Wikicrazia come una dimensione naturale della cittadinanza nel ventunesimo secolo. In questo nuovo spazio sarà naturale e gradito che partecipino anche persone che non hanno votato per Pisapia. Se la giunta milanese si gioca bene le sue carte, potrebbe essere in grado di dare vita ad un’esperienza di partecipazione davvero di classe mondiale, in cui i cittadini collaborino non solo a deliberare sul da farsi, ma anche a farlo. Il mio consiglio è di buttarsi nell’impresa: le politiche pubbliche wiki sono molto efficienti, e meno destabilizzanti di quanto si pensi. Sono certo che i milanesi, e non solo quelli che usano Twitter, parteciperebbero con entusiasmo.

UPDATE: Nelle ore successive alla pubblicazione di questo post Pisapia ha segnalato via Twitter che legge e gradisce i suggerimenti dei cittadini con #pisapiasentilamia. La formulazione è molto intelligente, perché non si impegna ad agire sulla base di quei suggerimenti (né potrebbe farlo), ma solo a leggerli e tenerli in considerazione. In un altro tweet mi ha anche ringraziato per questo post, “sia per l’analisi che per il suggerimento finale”. Nel frattempo è spuntata una pagina #pisapiasentilamia anche su Facebook.

Wikicrazia chiama Sicilia (Italiano)

Amo e la Sicilia e ammiro i siciliani. Sono particolarmente contento di potere presentare Wikicrazia sull’isola, e questo succederà tre volte nei prossimi tre giorni. Sabato 4 sarò a Palermo, per Una marina di libri, una nuova fiera del’editoria indipendente (evento Facebook). Domenica vado a Patti, in provincia di Messina, dove sarò ospite del mitico Caffè Galante. Patti, come molti comuni siciliani, ha completato il primo turno delle elezioni municipali e attende il ballottaggio; proveremo a montare una presentazione del libro centrata sulla dimensione comunale (evento Facebook). Lunedì 6 sarò invece alla Sala Hernandez di Catania, in un evento organizzato dagli amici di The Hub Sicilia (evento Facebook). Mi sposterò da una presentazione all’altra in moto, tanto per aggiungere un po’ di turismo (spero) intelligente allle occasioni di lavoro.

Ringrazio molto il mio editore Ottavio Navarra (siciliano, of course) per avere organizzato questo minitour siciliano, e festeggio riproponendo qui sopra il video che racconta i suoi primi passi come editore, in una terra bella ma non sempre facile per gli imprenditori puliti. Il calendario delle presentazioni è qui.

Policy hackers: tre protagonisti dell’azione di governo


La settimana scorsa ho avuto una fortuna straordinaria: incontrare tre servitori dello Stato (anzi degli Stati, visto che parliamo di tre paesi diversi) dal profilo intellettuale molto alto. Ciascuno di loro è un punto di riferimento nel proprio campo.

Mercoledì ero con Geoff Mulgan, inglese, fondatore di Demos, CEO di Young Foundation, in procinto di andare a dirigere il prestigioso NESTA. Viene da studi di comunicazione. Nel Regno Unito è abbondantemente una star, avendo ricoperto incarichi di rilievo nel governo Blair); e mi pare che lo stia diventando anche nel resto d’Europa, perché la sua è una voce molto ascoltata a Bruxelles in tema di innovazione sociale proprio nel momento in cui l’Europa sta decidendo di investire sul tema. È impegnato nella progettazione della Big Society del primo ministro Cameron, modello controverso ma studiato con attenzione da tutto il continente – anche perché è l’unico che aggredisce esplicitamente il tema della difesa del welfare in un mondo finanziarizzato e globalizzato. .

La sera dello stesso giorno ho cenato con Fabrizio Barca, italiano, direttore generale del ministero dell’Economia e consigliere della Commissione Europea per la riforma della politica regionale. Viene da studi di economia. Negli anni Novanta dirige il servizio studi di Bankitalia: quando Carlo Azeglio Ciampi lascia la Banca per diventare ministro del Tesoro lo porta con sè. Insieme danno vita a una straordinaria avventura di institution building, reclutando un nucleo di tecnici di livello internazionale e mettendoli al lavoro sul tema dello sviluppo del Mezzogiorno. Il risultato è il Quadro Strategico Nazionale, il documento di policy più intelligente e nobile che abbia mai letto. Fabrizio ha una visione strategica molto ampia in cui integra di tutto, dalla letteratura scientifica ai rapporti governativi e alle discussioni con i leaders della società civile), ed è molto veloce nell’interazione (risponde alle mail in un minuto o due, e i suoi collaboratori raccontano che quasi nessuno riesce a stargli dietro). È un’autorità internazionale sul tema dello sviluppo.

Giovedì ho passato la giornata con Beth Noveck, americana, fondatrice di Peer to Patent, ex vice CTO alla Casa Bianca, in procinto di assumere un incarico nel governo britannico in tema Open Government. Viene da studi di diritto. Beth è quella che conosco meglio (ci scambiamo pareri da un anno, e ha collaborato al mio libro), ed è anche quella che sento più vicina come interessi: il suo campo è lo stesso in cui mi muovo io, la collaborazione tra governo e cittadini, di cui è un’esperta di classe mondiale. È l’unica dei tre ad essere soprattutto un’accademica.

La conclusione dei tre incontri è scontata, ma fa sempre bene ripeterla: ho ancora tanto, ma tanto, ma tanto da imparare. Imparerò.