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Spaghetti Open Data: a little thing that feels right

A few weeks ago, after a happy hour in Rome, people started spontaneously to share links on Italian open data and tools to crunch them with. With a few others, I thought it would be nice to collect these links in one place, a sort of one stop shop for people interested in trasparency not just in theory, but in the practice of extracting information from public data. One thing led to another, and today Spaghetti Open Data is born. We aggregated 32 databases; not bad when you consider that data.gov, with all the firepower of the Obama administration, had 47 at launch.

It’s only a small thing, but it feels right for various reasons.

  • Firstly, it is a concrete achievement. I have had enough of complaining about the idle government, the backwardness of Italian culture, the financial crisis, bad luck. I have precious little time to spare, and I would like to invest it on projects that pay me back by yielding some kind of result. The Spaghetti Open Data group has put in some work, and in a few weeks it produced something which is actually there, and it works. If you want to build something with Italian open data you can, right now, without having to wait for structural change or a new generation in government. All it took is some voluntary work and 41 euro for hosting.
  • Secondly, it is intellectually rigorous. We had to ask ourselves the same questions that I imagine confronted the people in charge of data.gov and data.gov.uk. Are statistic data open data? (Apparently not) Does it make sense for statistical and open data to be collected in the same place? (Apparently it does, so that citizens can correlate the ones with the others) How to organize metadata? (We went for compatibility with CKAN, as in data.gov.uk) we have mapped a possible way for Italian open data, and future legitimate websites of open data have an all-Italian benchmark that they can consider, or even copy.
  • Finally, it is the expression of a small community of about fifty bloggers and civil servants that worked together towards a common goal, across their considerable cultural differences, showing mutual respect along the way. I have also had enough of bashing bureaucrats as stupid or evil. Some are just that, others are wonderful people and great war buddies. Most are reasonably clever, well-meaning people who happen to be very different from me: collaborating requires investing a little time and effort to come to understand each other. It is almost always worth it.

In the future, I only want to do this sort of thing. I’m done with declarations, petitions and talk. Simply doing is too much fun, even for a daydreamer like me. 🙂

Spaghetti Open Data: una piccola cosa che mi fa stare bene

Qualche settimana fa, dopo un aperitivo romano, alcune persone hanno cominciato spontaneamente a condividere links a dati aperti italiani e a strumenti per manipolarli. Con alcuni altri, ho pensato che sarebbe stato bello mettere tutti questi links in uno stesso luogo, una specie di one stop shop per chi si interessa di trasparenza non solo in teoria, ma nella pratica della manipolazione dei dati. Poi una cosa tira l’altra, e da oggi è online Spaghetti Open Data. Abbiamo 34 basi dati, neanche male visto che data.gov, con tutta la potenza di fuoco del governo Obama, ne aveva 47 al lancio.

È una piccolissima cosa, ma mi fa stare bene per vari motivi.

  • Anzitutto è una cosa concreta. Mi sono stufato di lamentarmi del governo che non fa, della cultura italiana che non capisce, della crisi economica, della sfortuna. Ho poco tempo, e quel poco lo vorrei dedicare a cose che mi danno la soddisfazione di ripagare con risultati concreti i miei modesti sforzi. Il gruppo di Spaghetti Open Data si è impegnato, e in qualche settimana ha prodotto una cosa che è lì e funziona. Se vuoi cominciare a pasticciare con dati aperti della pubblica amministrazione italiana, lo puoi fare subito, senza aspettare cambiamenti di sistema o ricambi generazionali. Questo ha richiesto solo un po’ di lavoro volontario, e 41 euro per l’hosting.
  • In secondo luogo, è intellettualmente rigorosa. Abbiamo dovuto farci le stesse domande che immagino si siano posti i responsabili di data.gov e data.gov.uk. I dati statistici sono open data? (Pare di no) Ha senso che dati statistici e open data stiano insieme? (Pare di sì, così i civic hackers possono correlare gli uni con gli altri) Come organizzare i metadati? (Abbiamo deciso di privilegiare la compatibilità con CKAN, la strada seguita da data.gov.uk) Insomma, SOD traccia una via possibile agli open data italiani, nel senso che costituisce un precedente che i futuri siti di dati aperti delle pubbliche amministrazioni possono prendere in considerazione e magari copiare.
  • Infine, è espressione di una piccola comunità di circa cinquanta tra bloggers e lavoratori della pubblica amministrazione che hanno collaborato a un obiettivo comune al di sopra delle (notevoli) differenze di cultura, nel massimo rispetto reciproco. Sono stufo anche di maledire i burocrati in quanto stupidi o malvagi: alcuni lo sono, altri sono persone straordinarie con cui si lavora benissimo. I più sono intelligenti, benintenzionati, e molto diversi da me; collaborare richiede l’investimento di un po’ di tempo e qualche sforzo per arrivare a comprendersi. Ne vale quasi sempre la pena.

In futuro vorrei fare solo cose così. Basta proclami, petizioni e chiacchiere. Il semplice fare è troppo divertente, anche per un acchiappanuvole come me. 🙂

Sapere al popolo: il governo britannico libera i dati

Una buona notizia: sir Tim Berners-Lee ha convinto il governo britannico a mettere i propri dati a disposizione del pubblico (fonte: BBC). E’ online un sito che si chiama data.gov.uk (riferimento ovvio al famoso sito di Obama). Mentre scrivo sono online 2.879 basi dati, ma altri verranno (in effetti, come tutti i governi, anche quello di Sua Maestà sta seduto su una tale massa di dati che neppure i suoi dirigenti sanno esattamente cosa hanno per le mani). Gli sviluppatori sembrano interessati: il sito riporta già 29 applicazioni create a partire da quei dati, inclusa la straordinaria Cyclestreets per chi si sposta in bicicletta. Il sindaco di Londra, Boris Johnson, si accoda. Ha annunciato l’apertura di un “magazzino digitale” che conterrà inizialmente 200 basi dati centrate sulla capitale.

L’impatto di questa mossa è difficile da sopravvalutare. Non solo per la miriade di servizi che diventano possibili, ma anche perché costruisce un luogo dove hackers e funzionari pubblici possono – devono – interagire; e così facendo favorisce il “coming together” di due culture la cui alleanza può essere davvero un potente fattore di modernizzazione e civiltà, come dicevo dopo Wikicrats.

E noi? Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Tito, ministeriale digitale e – da qualche tempo – anche blogger…

(Hat tip: Alberto D’Ottavi)