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Wikicrazia: il codice sorgente (settimana 4)

Tra pochi giorni chiuderò la fase collaborativa di Wikicrazia. Oggi rileggevo gli ultimi commenti arrivati (sono tanti e sono rimasto un po’ indietro nel rispondere) e pensavo che ormai questo blog ospita una specie di codice sorgente del libro che finirò di scrivere in luglio. Oltre alla bozza che ha innescato il processo, trovate qui una grande ricchezza di contributi alla discussione offerti da oltre venti wikicratici, e che partono da punti di vista diversissimi tra loro: funzionari pubblici, studiosi, cittadini interessati, giornalisti, esperti di tecnologie, italiani e non italiani. Ciò che trovate già ora sulle pagine di questo blog è in un certo senso più ricco di quanto non sarà il libro nella sua versione finale. Congratulazioni, wikicratici: abbiamo dato vita insieme a una discussione di livello stellare. Se ne esiste da qualche parte del mondo una più ricca e articolata su questo argomento, io non l’ho mai trovata. Sono particolarmente orgoglioso del fatto che non c’è l’ombra di un flame, a volte abbiamo dissentito ma tutti sono stati educatissimi.

A partire da questo materiale, ognuno può ricostruire una propria versione di Wikicrazia, magari proprio usando i commenti per mettere fortemente in discussione la tesi centrale del libro! Io, per conto mio, mi assumo volentieri la responsabilità di compilare questo codice sorgente in una mia sintesi, il libro che uscirà a settembre. Rifletterà i tantissimi spunti che i wikicratici mi hanno suggerito e le ulteriori idee che sono venute a me nel corso del processo, e quindi sarà più articolato della bozza che trovate online. Ma la discussione è servita a confermarmi che le politiche pubbliche wiki, al netto delle ingenuità e dei problemi irrisolti, sono proprio una bella idea.

Aspetto gli ultimissimi commenti, poi posto un resoconto finale, passo e chiudo. Wikicratici, ad maiora!

Buoni propositi per il 2010: pubblicare un libro sulle politiche user generated

L’altra cosa che farò nel 2010 è pubblicare un libro. Si chiamerà probabilmente “Wikicrazia” e raccoglierà le esperienze e le riflessioni fatte in questi anni di lavoro sulle politiche user generated. Ho iniziato a scriverlo nell’estate 2009, e ho quasi finito la prima stesura.

Non mi rivolgo solo agli addetti ai lavori, ma a tutte le persone intelligenti che si chiedono come mai le politiche pubbliche sembrano arretrare, perdere di efficacia rispetto al problema di soddisfare i bisogni di una società sempre più complessa. Secondo me il problema può essere visto come un deficit strutturale di capacità di elaborare informazione, e propongo di provare a risolverlo con gli strumenti della collaborazione di massa mediata da internet. Questo significa gestire un paradosso: le reti di persone esprimono una straordinaria capacità di elaborazione, ma per definizione non si possono controllare top-down. Eppure gli obiettivi delle politiche pubbliche, fissati dal processo democratico, sono almeno in parte esogeni alle reti stesse. E’ possibile “convincere” queste reti a incamminarsi in una direzione coerente con gli obiettivi di policy? Io penso di sì. E’ difficile ma si può fare (nel libro provo anche un approccio “how-to”).

Comunque non è più difficile che scrivere un libro, forse la cosa più complicata che abbia mai fatto.

To-dos for 2010: publish a book on user-generated government

The other thing I am going to do in 2010 is publish a book, my first. It will be probably called “Wikicracy”, and will deal with my experienc and thinking about user generated public policy. I started to write it in summer 2009, and I am bout to finish the first draft.

I don’t write just for people in my line of business, but for any intelligent individual who wonders why public policy seems unable to hold its ground as it confronts the problem of solving the problems of an ever more complex society. I claim that the problem may be seen as as a structural eyeballs deficit, and I suggest we try to solve it with the tools of mass collaboration, mediated by the Internet. This means managing a paradox: the networks of individuals linked by information exchanges are extremely powerful information processing entities, but by definition they cannot be controlled top-down. Yet the goals of public policy are set by the democratic process, and therefore exogenous to the networks themselves, at least in part. Is it possible to “persuade” these networks to move along a trajectory which is consistent with policy goals? I think it is. It’s difficult, but it can be done (in the book I also discuss the “how-to”)

Anyway it can’t be more difficult than writing the damned book. This is one of the hardest things I’ve ever done.