Photo credit: Gerald Grote on flickr.com

Un mondo senza marketing: l’utopia hacker di 31C3

31C3 è stato il mio primo Chaos Communication Congress. Per chi non lo conosce, CCC (“the Congress” – Wikipedia) è la più grande e la più venerabile conferenza hacker d’Europa, organizzata dal 1984 dal Chaos Computer Club, che a sua volta è l’associazione di hackers più grande e più vecchia d’Europa (fondata nel 1981). Si stima che vi abbiano partecipato 12 mila persone. Come tutti, l’ho trovato straordinario. Moltissime cose hanno fatto sentire i miei compagni di viaggio e me (partecipavo alla Edgeryders assembly) i benvenuti, suscitando in noi un misto di senso di familiarità e di ammirazione:

  1. La potenza di fuoco intellettuale. La comunità di 31C3 affollava allegramente una lezione sulla crittografia basata su curve ellittiche alle dieci di sabato sera; e appena finita, si spostava di sala per una sessione su come disegnare arrays di antenne basandosi sulle equazioni di campo di Maxwell.
  2. L’attitudine giocosa – ma che non fa prigionieri. Il popolo di CCC gioca con la tecnologia, la scienza, la filosofia, i propri stessi corpi, senza particolari tabù: nessun angolo resta inesplorato. DJ tutta la notte; il tipo che stampava dildo colorati in 3D (e si portava la stampante anche nelle sale dove si ballava – chissà se era una tecnica per rimorchiare?); il sistema di posta pneumatica interna, maliziosamente soprannominato SeidenStrasse (via della Seta), che non è proprio una necessità in una conferenza che si vanta di avere più utenti Internet e più banda dell’intera Corea del Nord. La quantità di lavoro e di intelligenza profusa nel costruire cose che non hanno nessuno scopo se non quello di essere “cool” e “fun” era impressionante. Il divertimento è una cosa molto seria per gli hackers: questa è gente capace di scavare trincee per posarci la fibra ottica in modo da avere Internet superveloce ai loro campeggi estivi.
  3. La straordinaria diversità.  Persone con le passioni e le esperienze più diverse hanno animato la conferenza, e sembrava che ci fosse posto per tutti (almeno a giudicare dalle toilettes). Dalla meditazione ai seminari di bondage per principianti, dai videogiochi alla matematica, dal lockpicking (scassinamento di lucchetti) all’oreficeria, dalla crittografia alla cucina e agli spazi per i bambini di tutte le età. Noi abbiamo passato molto tempo con i nostri nuovi amici di Food Hacking Base, che avevano alcuni attrezzi di cucina DIY davvero intriganti – e li usavano per preparare deliziosi “wormburgers”, basati su larve di insetto essiccate. Yum!
  4. La generosità. Molte persone vanno a CCC per dare qualcosa alla comunità, o per contraccambiare la generosità mostrata a suo tempo nei loro confronti. Tutti i workshop che ho visto erano gratis. L’ingresso di paga, ma cento Euro per una conferenza di quattro giorni di quel livello non è davvero molto – dubito che il Chaos Computer Club ci guadagni gran che. Food Hacking Base dava cibo gratuito e delizioso a chiunque si presentasse, a qualunque ora del giorno e della notte.

Alle ore piccole del terzo giorno, mentre la festa era in pieno svolgimento (quasi tutti in pista a ballare; pochi ostinati continuavano a scrivere codice sui propri laptop, a due metri dalla pista), mi sono reso conto che non avevo visto una sola pubblicità in tutta la conferenza (se non si contano gli adesivi sui laptop). 31C3 è lo spazio pubblico meno commerciale in cui sia stato in tutta la mia vita adulta – OK, a parte i piccoli eventi radicali come Living On The Edge, ma 31C3 è cento volte più grande. E ho pensato: come è bello essere in uno spazio sociale a godermi la compagnia di altre persone, senza nessuna pressione a comprare roba in modo da conformarmi a qualche modello ideale.

Non credo sia facile per il Chaos Computer Club tenere il marketing fuori dal loro spazio. 12 mila persone, con reddito disponibile certamente ingolosiscono le aziende. Mi chiedo se non ci sia una connessione tra la libertà e la creatività di CCC e il suo disdegno per il marketing. Quando la macchina del desiderio è spenta, la pressione a conformarsi ai modelli proposti dalla pubblicità sparisce. Questo libera spazio nei nostri cervelli, e possiamo utilizzarlo per tutta la gamma di cose pazze e buffe che davvero ci interessano in quanto società. In generale, CCC ricorda i primi tempi di Internet, dove in effetti le attività commerciali erano vietate fino al 1995.

Non fraintendetemi: ho molti amici che lavorano nel marketing, e non voglio rifiutare in blocco la disciplina. Ma, dopo avere assaggiato un mondo senza marketing a 31C3, mi chiedo come, esattamente, questa disciplina contribuisca al progresso dell’umanità, e come vivremmo se non ci fosse.

Photo credit: Gerald Grote on flickr.com

8 pensieri su “Un mondo senza marketing: l’utopia hacker di 31C3

  1. 0xFACE1E55 (@0xFACE1E55)

    I saw one advertisement at 31c3. It was an A3-size sheet of white paper, with nothing more than big red letters saying: FOR PIZZA CALL 7492 (PIZA)

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  2. Marco

    Forse il marketing non è il Male Assoluto, di certo però è un dispendio di energie. Henry Thoreau, un hacker ante-litteram (uno che per due anni vive in mezzo al bosco da solo non può essere altro che un hacker), scriveva: “Instead of studying how to make it worth men’s while to buy my baskets, I studied rather how to avoid the necessity of selling them”.

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    1. Alberto Autore articolo

      Interessante, Giovanni. Tu l’hai letto? Dalla descrizione sembra un libro molto antimarketing, più che uno che si chiede “cosa succederebbe se la comunicazione commerciale sparisse o abbassasse di molto il suo volume?”.

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      1. Giovanni Calia

        Si, letto. Lui è un uomo di marketing puro. Ha deciso di provare a vivere in maniera radicale provando a eliminare ogni forma di costruzione mediatica volta alla vendita di un prodotto o alla brand awareness attorno a noi. E’ durato un poco. Il libro spiega il perché e porta degli esempi molto interessanti (e sconvolgenti a parer mio) di azioni di marketing a lungo termine. Lo ritengo molto interessante anche da un punto di vista antropologico, psicologico e in termini di costruzione del senso collettivo di Junghiana memoria.

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  3. mikesierra

    You could also buy so called ” supporter tickets” for up to 140 euros, which about 25% of the attendees did, to help funding and get people to the conference, who could not afford the 100 euro.
    The 25% is afaik mentioned in the closing session.

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  4. Marquel

    The (N|P)OC names its sponsors on its wiki page, which are namely the companies providing the hardware and internet access for 12000 people to actually have more bandwidth than North Korea and be able to use it.
    Yet, those products are usually a bit too expensive (and feature-bloated) for the regular home user, so there’s no point in openly advertising for them. And companies as targets have other means of learning about them.

    if I do compare the C3 to my worst experiences of being pressed into consumerism, my airport experiences spring to mind immediately. While the C3 seems to take care that there’s absolutely nothing to distract your concentration (unless you want to), airports are the absolute opposite: There’s basically nowhere to look at (except books brought along) without looking into something that tries to lure your money out of your pocket.

    I like the C3 way better.

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