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Media punk’s not dead

Finalmente trovo il tempo di riordinare le idee sull’esperienza di web2web. E’ un’idea di Manfrys: usare Mogulus come supporto a una discussione interna alla blogosfera. La discussione in questione – e qui, secondo me, sta l’intuizione vincente – si prestava particolarmente bene, perché era partita dalla televisione, e in particolare da una puntata di “Porta a porta” in cui erano state fatte affermazioni ancora più disinformate del solito sul fenomeno dei blog.

il front end di Mogulus si presenta come una finestra di browser divisa in due, una specie di schermo televisivo sulla sinistra e una chat a destra. Il back end consente di fare regia: i partecipanti alla discussione stanno davanti alle rispettive webcam, e il regista li “manda in onda” seguendo il ritmo della discussione. Oltre alle webcam, il regista può anche mandare materiale video, come appunto spezzoni della trasmissione di Vespa. Oltre alla chat “per il pubblico” all’interno di Mogulus era stata avviata una chat pubblica su Skype con cui regista, commentatori e qualche curioso si coordinavano “quando vuoi siamo pronti a lanciare il video”, “@Catepol tra due minuti tocca a te!” ecc.

Assistevo a web2web con un misto di eccitazione, esasperazione (per i numerosi “buchi tecnici”) e il senso di avere varcato la soglia di una porta che si apre solo in una direzione, verso il futuro. Ci piaccia o no, indietro non si torna. Manfrys e gli altri lottavano con la piattaforma e con il loro non essere professionisti della televisione: c’erano collegamenti che cadevano, commentatori che parlavano senza che ci arrivasse l’audio. L’illuminazione era terribile, per cui tutti avevano un colorito verdognolo, ma funzionava. Eccome. E a costo zero o quasi. Gli errori venivano ripresi dal pubblico in chat con commenti salaci, che tenevano viva l’attenzione sulla trasmissione. In più – e decisivo – la chat aumenta la densità informativa dell’esperienza in modo mirato. Per esempio, uno dei partecipanti ha citato la lettera aperta a Vespa lanciata da Stefano Quintarelli, dando per scontato che tutti la conoscessimo. Qualcuno ha chiesto in chat “ma di che parla”? Subito altri del pubblico hanno usato la chat per dargl una concisa spiegazione e un link, mentre in video la discussione continuava. Wow.

In realtà, non ho percepito errori e problemi tecnici come negativi. Sembrava di ascoltare un disco punk: tre accordi massimo, grande energia, testi urlati, copertine in due colori con lettering ritagliato da manifesti e riviste perché le fai con la fotocopiatrice invece che affidarle a un grafico. La povertà di mezzi non sembra un ripiego, ma contiene un accento di verità che, come scriveva Keats, è bellezza.

Mogulus è un medium punk – e chissà quanti altri ce ne sono. Manfrys e altri stanno prendendo la misura alla sua cifra espressiva. Quando è arrivato il punk, la musica è cambiata per sempre, anche dal punto di vista economico, con un forte aumento della natalità d’impresa. Chi si occupa di media, credo, farebbe bene a studiare il fenomeno con molta attenzione.

 

(Il video è una sintesi montata da sirdrake)