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Come distruggere la fiducia

Dopo gli ultimi chiarimenti, il progetto Booster sembra ripartire. Marco si sta occupando del project work con molta competenza. L’associazione Pescara 2.0 muove i primi passi e sta organizzando il concerto di Raiz al Teatro Massimo (nonostante l’assessore comunale con delega ai grandi eventi, dopo molte promesse e rimpalli, si sia disinteressato della cosa). Tutto bene?

No, per niente. Si è rotto qualcosa: il (per me) clamoroso voltafaccia del partenariato di Booster sul project work (ne parlo qui, e Marco ci aggiunge qualche riflessione qui e qui) ha cancellato buona parte del patrimonio di fiducia che eravamo riusciti ad accumulare durante l’inverno e la primavera. Gli allievi cominciano a essere irrequieti, buona parte degli associati di PE2.0 pensa che non vale la pena perdere tempo con gente inaffidabile come noi, i ragazzi dello staff di progetto sono demotivati e molto critici verso gli uomini del sistema della formazione professionale. La cosa che mi fa più male è che questa immagine negativa comincia a coinvolgere, per contagio, anche The Hub: e del resto è vero, noi non siamo riusciti a governare il processo, abbiamo sollecitato uno sforzo collettivo di progettazione partecipata sul project work per poi tirarci indietro. E dietro le ragioni addotte dai nostri partners non è difficile vedere biechi problemi di spartizione delle risorse.

Bisogna stare attenti, insomma: tutte le volte che si fa un’uscita pubblica, che ci si prende un impegno, che si convoca una riunione, si accendono degli obblighi, e poi bisogna reggere il gioco. Sbagliare si può, ma la mancanza di trasparenza, in un paese in cui le politiche pubbliche hanno una pessima reputazione, viene immediatamente punita con il ritiro della fiducia.

Mi pare che la mancanza di trasparenza sia assolutamente connaturata a molti dei soggetti che affollano il milieu della formazione professionale in Italia (state seguendo il ramo padovano dell’inchiesta Why not, che coinvolge società e cooperative di formazione – proprio su Equal – affiliate alla compagnia delle opere? E’ su Il Manifesto). E’ urgente costruire canali “puliti” con cui la gente come me e come quelli di PE2.0 possa partecipare a progetti di sviluppo locale. Ne sto discutendo con gli amici dell’UVAL.

The Times They Are A-Changin’?

[segue da post precedente]

Da fine settembre in poi sono però tornate ad arrivare, finalmente, anche “energie positive” su Booster:
-Giovanna (un’allieva dei corsi) ci ha scritto una mail fiume dicendo e chiedendo di non mollare (e la stessa cosa hanno fatto altri allievi incontrati a Pescara dopo le ultime riunioni);
-Filippo Tantillo dell’ISFOL ci ha confermato l’interesse e la volontà espressa da parte dell’Accademia dell’Immagine de L’Aquila (oltre che sua personale) di accogliere la nostra proposta e realizzare un video che racconti Booster (diretto da lui e dai suoi allievi), ci ha incitato a rimanere nel progetto e a cercare di realizzare ciò che è possibile (“sarebbe un peccato…”) e su richiesta di Alberto ci ha messo anche in contatto con i responsabili ISFOL per i progetti in Abruzzo…;
-abbiamo trovato (grazie all’Isfol) finalmente un contatto vero con un “operativo” (co.co.co) regionale. La “storia” è la solita: lui è un appassionato di musica e conosce (musicalmente) Alberto e la scena pescarese coinvolta dal progetto…

Si sente insomma quasi un clima di tifo per noi e per il progetto.
Ora le condizioni sembrano cambiate, i riflettori si stanno accendendo sul progetto, abbiamo avviato contatti e collaborazioni con Dps, Isfol e Regione Abruzzo, abbiamo acquisito competenze di project management anche dal punto di vista della gestione formale dei progetti europei, abbiamo imposto integrazioni critiche ai verbali (da consegnare in Regione) e un nuovo verbalizzatore. Anche le “condizioni di lavoro” presenti e future in Booster e dopo il progetto, sono quindi mutate. Gli altri partners sembrano averlo avvertito (non hanno nemmeno provato a fare proposte di attività alternative alle nostre), ma è importante che le istituzioni vigilino sull’effettiva e “adeguata” realizzazione delle proposte per il project work (non più al livello di quelle avanzate in primavera, ma comunque potenzialemente utili agli allievi e alla nostra rete territorriale di progetto).

Speriamo che questo sia l’inizio di una fase nuovamente vitale e interessante della presenza di The Hub in Abruzzo… The Times They Are A-Changin’?

Decadence – la fine dell’impero degli Enti di Formazione

Il sistema della formazione in Abruzzo sta cambiando. La Regione – che pure non si può vantare di alti standard di efficienza e buon governo – ha decuplicato il numero dei soggetti accreditati, ha imposto la revisione contabile, ha sostituito interamente la dirigenza dell’Ufficio Equal… A tutto questo (e altro ancora) si aggiunge la diminuzione drastica delle risorse comunitarie per il passaggio all’obiettivo 2.

Gli Enti di Formazione sono in ginocchio, commissariati, con buona parte del personale in cassa integrazione e sulla via del licenziamento, ormai senza capacità operativa.

Questo avviene dopo anni di “vacche grasse” sui fondi europei, nei quali queste strutture con un monopolio quasi totale del settore si erano iper-specializzate nel conoscere e rispettare “alla virgola” le migliaia di norme e requisiti solo formali richieste dalla Regione per ottenere i finanziamenti (che “garantivano l’impossibilità” per i soggetti realmente innovativi del territorio di accedere a questo tipo di canali di finanziamento, con un assurdo meccanismo di adverse selection) crescendo a dismisura e puntando ad accaparrarsi fondi in qualsiasi ambito di attività: dall’industria al turismo, dai detenuti ai giovani creativi. E con il tempo sono arrivate ad avere un cinismo (ancora più inquitante se si pensa che sono organismi interni ai sindacati nazionali) nei confronti delle attività che svolgono che li porta a concentrarsi “molto più” sullo scrivere le cose “giuste” con il giusto quantitativo di pagine (in modo da garantirsi la gestione di risorse che permattano il loro auto-sostenimento e quindi la giustificazione della propria struttura e del personale), che hai risultati.

In questo quadro da fine impero, i suoi protagonisti, che pure ne sono consapevoli, sembrano però non voler accettare che tutto cambi (quindi anche loro, pena l’esser messi definitivamente “fuori”), e continuano con i loro modi “da furbi” (che poi diventano spesso) arroganti e cinici a cercare di far pesare un potere che hanno sempre meno, non ammettendo i loro errori e rendendosi protagonisti di altri momenti negativi “da non dimenticare” per la storia del nostro progetto. Ne elenco qui alcuni, presi solo dall’ultimo mese, che mi hanno visto da “protagonista incredulo”:
la lettera inventata: il 24 settembre il coordinatore manda in allegato una lettera intitolata “Caro Marco” (dai toni amichevoli e pacati) che sostiene di aver inviato il 7 settembre in risposta a una mia mail, non ricordandosi di aver risposto alla mia mail con tutto il partenariato in copia e con ben altri toni due giorni prima, il 5 settembre (gli altri partners, dopo la mia denuncia, non diranno nulla, come se non fosse successo niente di strano…);
brindisi ai (/alla faccia dei) fondi FSE: il 27 settembre, dopo le polemiche durissime degli ultimi 3 mesi, osservo basito gli altri partners brindare agli Equal (e mi trovo pure “costretto” a partecipare!) e sguazzare nella jacuzzi dell’albergo con vista sul golfo di Palermo (qui invece non partecipo) dopo la “formalissima” (e poco interessante) conferenza chiusa in anticipo dell’ultimo incontro transnazionale;
i partners non leggono i documenti sul progetto (e alcuni manco sanno cosa sta succedendo!): il 15 ottobre ascolto incredulo a questa domanda fatta da un membro della PS di Booster: “ma cosa ne è stato di quella cosa che si doveva fare quest’estate? quella per la quale eravamo andati da Di Pietrantonio (Assessore ai Grandi Eventi del Comune di Pescara, ndr) … non ho capito perchè non si è fatta…” (si riferiva al project work di Booster, affossato dalla PS a giugno-luglio senza neppure sapere bene di cosa si trattasse – evidentemente il problema non era quello -, come era chiaro dalle ripetute domande nelle riunioni di PS sul “cosa fosse un workshop etc.”, nonostante la spiegazione fosse riportata in tutti i nostri documenti da mesi …);
tutte scuse?: durante lo stesso incontro, il 15 ottobre, si mette finalmente in chiaro che tutte le nostre proposte non avevano problemi di rendicontabilità, tant’è che si decide di tenerle e – assieme ad altre – di cercare di realizzarle, con modalità diverse però: spezzettate nel tempo e per partner della PS (ovviamente facendo perdere così di fatto molto del senso e della potenzialità che avevano inizialmente). Allora il problema era solo questo, di far cioè tenere ai partner il controllo sul loro budget e su come utilizzarlo?

Non basta però un partner in disaccordo per garantire l’utilizzo “decente” delle risorse sul project work e la realizzazione delle attività in modo “dignitoso”, per ottenerlo e garantirlo è necessario il monitoraggio delle istituzioni, regionali e centrali: il rapporto con “la committenza”, quello che stiamo ricercando da oltre un anno…